Una storia di famiglia

La famiglia Aceto opera da sei generazioni nel campo della limonicoltura in Costiera Amalfitana.

Da sempre in Costa d’Amalfi la coltivazione dei limoni è legata al nome di Aceto, una famiglia che da quasi 200 anni si occupa far conoscere questo prezioso frutto in tutto il mondo.

Un po’ di storia

Tutto ha inizio con Salvatore Aceto che, nel lontano 1825, acquista un piccolo appezzamento di terra a Ravello, iniziando così l’attività di produttore e commerciante di limoni.

Il periodo di massimo splendore per l’azienda familiare, in particolar modo nel commercio con l’estero, si ha dal 1930 al 1938. In Italia invece la famiglia Aceto si afferma come la maggiore produttrice di limoni dell’intera Costiera Amalfitana dopo la Seconda Guerra mondiale vincendo la concorrenza dei produttori calabresi e siciliani.

Non potendo contare su un’estensione terriera enorme e su volumi di produzione elevati come i principali concorrenti, gli Aceto decidono di differenziarsi iniziando una campagna di sensibilizzazione del loro particolare tipo di limone, lo “Sfusato Amalfitano“, unico al mondo per qualità e per caratteristiche oraganolettiche.

Oggi

Salvatore Aceto, che nel rispetto della tradizione ha ricevuto lo stesso nome dell’avo che avviò l’attività, ha per molti anni svolto l’attività di commercialista presso lo studio commerciale omonimo da lui stesso fondato negli anni ’90.

La svolta e il ritorno in seno all’azienda agricola lo si deve all’insistenza del padre Luigi  e a partire dal 2013, Salvatore si dedica a riorganizzare le attività di famiglia prendendo la direzione dell’Azienda Agricola lasciatagli dal Padre.

Promuove sin da subito la produzione sostenibile e bio rilevando le attività da Agricoltura Biologica certificate ICEA precedentemente attivate dal padre. Organizza professionalmente anche le attività collaterali a quella principale quale quelle agrituristiche dei Lemon Tour, dei Meeting e delle Lezioni di Cucina, tutte legate strettamente al mondo della Limonicoltura in Costiera Amalfinata che è stata definita giustamente “Agricoltura Eroica“.